Oggi sempre più spesso, si sente parlare di bullismo, cyberbullismo, prese in giro, violenze fisiche e verbali, prepotenze. Spesso però abbiamo molta confusione rispetto a ciò che è davvero bullismo. Cerchiamo dunque di farne un identikit completo.
Il bullismo si ha quando:
1. Si verificano episodi di prepotenza e/o violenza, ripetuti nel tempo, e rivolti sempre alla stessa persona,
2. Uno o più compagni si divertono a prendere in giro pesantemente un compagno più debole,
3. Uno prevarica sempre e l’altro che subisce senza riuscire a difendersi,
4. Si agisce con lo scopo di offendere, dominare, creare danni e disagio.
Risultano chiari alcuni aspetti: esiste una dimensione di disparità tra il bullo e la vittima, (ossia la vittima risulta evidentemente più fragile da un punto di vista fisico o psicologico), le azioni violente e di prepotenza sono ripetute nel tempo e il rapporto spesso è “tanti ad uno”. Ne consegue che bullismo non sono i litigi e discussioni tra ragazzi di pari forza, gli atti di prepotenza e di violenza occasionali o veri e propri reati o, infine, le prese in giro per gioco e giochi turbolenti tra ragazzi.
Le prepotenze possono essere: dirette ossia si procura un danno e si crea sofferenza alla vittima attuando prevaricazioni di tipo fisico (picchiandola) o di tipo verbale (prendendola in giro, ridicolizzandola e/o minacciandola); oppure indirette ossia tramite strategie sociali. In quest’ultimo tipo di bullismo non si attacca in prima persona la vittima, ma si fa in modo che lo facciano gli altri compagni, cosi da isolarla dal resto del gruppo. La vittima viene aggredita, sminuita, facendo in modo che perda, progressivamente, le sue amicizie.
Il bullismo avviene in diversi luoghi che possono essere: la scuola, in particolare nei corridoi, cortile, bagni, spogliatoi della palestra (luoghi comunemente appartati); l’autobus, o comunque durante il tragitto casa-scuola e viceversa; il cyberspazio.
Nel cyberbullismo le azioni aggressive, vengono messe in atto tramite strumenti informatici, come e-mail di minaccia o diffamazione della vittima sui social network. Spesso le minacce si tramutano in violenze fisiche. Il cyberbullismo incide negativamente sull’identità, sulla vita sociale e relazionale di chi ne è vittima.
Ma per capire in profondità questo fenomeno bisogna fare un identikit di tutti i suoi protagonisti che sono il bullo, la vittima e gli spettatori.
In genere la vittima:
1. Ha difficoltà ad imporsi: è solitamente ansioso ed insicuro; spesso cauto, sensibile, calmo, fragile. “Nessuno gli ha insegnato ad ascoltare e dare dignità alle proprie emozioni e soprattutto alla rabbia”.
2. Ha bassa autostima: ha paura di farsi male, si sente incapace nelle attività di gioco o sportive, ha un’opinione negativa di sé. “E’ stato spesso criticato, per una sua fragilità, quindi sente di valere poco”.
3. Vive a scuola una situazione di solitudine e abbandono: reagisce chiudendosi in se stesso o piangendo. “Gli hanno insegnato che alla violenza non si reagisce e che è meglio non fare nulla per non peggiorare la situazione”.
4. Falsa empatia: tende a giustificare e minimizzare costantemente i comportamenti dei bulli. “Difficilmente gli altri (gli adulti e non) si sono messi nei suoi panni”.
5. Nega l’esistenza del problema, la propria sofferenza, accetta passivamente quanto accade, spesso attribuisce la colpa a se stesso. “Ha imparato che chi sbaglia è colpevole e quindi se è attaccato e criticato sempre, vuol dire che è lui quello sbagliato!”
In genere il bullo:
1. Ha difficoltà di autocontrollo, è impulsivo nei confronti dei compagni, di insegnanti e genitori. “Nessuno gli ha insegnato come regolare le sue emozioni e soprattutto la rabbia”.
2. Bassa autostima: per affermare se stesso, ha bisogno di manifestazioni eclatanti e molti sostenitori. “E’ stato spesso criticato, perché provocatorio, quindi sente di valere poco”.
3. Ha acquisito un modello educativo violento. “Gli hanno insegnato che la violenza sia un mezzo legittimo per ottenere ciò che vuole e che le regole servino poco”.
4. Scarsa empatia: riesce difficilmente a mettersi nei panni dell’altro. “Difficilmente gli altri (gli adulti e non) si sono messi nei suoi panni”.
5. Scarso senso di responsabilità: difficilmente è consapevole delle conseguenze delle proprie azioni. difficilmente è consapevole delle conseguenze delle proprie azioni. “Ha imparato che chi sbaglia è colpevole, e quindi lui non sbaglia mai”!
Gli spettatori, con il loro comportamento, possono favorire o frenare gli atti di bullismo. In particolare si distinguono: i sostenitori del bullo che rinforzano il suo comportamento incitandolo o ridendo; la maggioranza silenziosa che invece, nonostante assiste alle prevaricazioni o ne è a conoscenza, non fa nulla e cerca di rimanere al di fuori della situazione. Infine ci sono i difensori della vittima che difendono la vittima prendendone le parti, consolandola o tentando di fermare le prepotenze.
I responsabili degli atti di bullismo non sono solo i bulli, ma anche i suoi sostenitori e la maggioranza silenziosa. Nel prossimo articolo cercheremo di capire come eliminare e arginare il bullismo!
A cura della Dott.ssa M.C. Bivona
Buongiorno, ultimamente mio figlio mi racconta di un compagno che lo infastidisce e lo prende in giro ( ieri un gruppetto capeggiato da questo compagno gli han preso la giacca e ci hanno giocato calpestando ecc)…non capita tutti i giorni e il gruppetto posso dire che sono anche amici di mio figlio….come devo comportarmi? Mi verrebbe voglia d’informare la mamma di questo bambino…già una volta alle elementari ( ora è alle medie) aveva subito prese in giro e l’unica cosa che mi sono sentita dire da altre mamme è stata che era mio figlio colpevole perché non sa difendersi…ora cosa devo fare? Non voglio ignorare la cosa…ieri mio figlio continuava a piangere,e io sono morta dentro
Cara mamma, immagino che vedere il proprio figlio triste e abbattuto sia molto faticoso e pesante, le verrebbe di affrontare lei in prima persona la situazione per risolverla subito. In parte ci ha già provato, ma sembrerebbe con scarsi risultati.
In realtà una cosa che può fare, che alla lunga paga di più, è rafforzare la fiducia di suo figlio, farlo sentire in grado di fronteggiare questi “amici” quando i loro comportamenti sono lesivi e umilianti, aiutarlo a verbalizzare eventuali tipi di risposte, trovare insieme soluzioni che può mettere in atto. Purtroppo il rispetto dell’altro non è ancora un valore presente in maniera imprescindibile nelle relazioni educative oggi. A partire da ciò, possiamo provare ad aiutare i nostri figli a fronteggiare queste prime sfide, sicuri che un problema risolto da lui lasci la fiducia di poter risolvere altri problemi che via via si presenteranno!
Le faccio un in bocca al lupo un caro saluto
Maria Cristina