L’attacco di panico, è un disturbo di tipo ansioso che viene descritto nel DSM IV (il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali), come: “un periodo preciso durante il quale compare un improvvisa e intensa apprensione, paura, terrore associata a sintomi fisici quali difficoltà di respirazione, palpitazioni, dolore al petto, sensazione di soffocamento, nausee , paura di impazzire o perdere il controllo, paura di morire”.
Tutte queste manifestazioni ed emozioni, non sono giustificate dalla presenza di una reale pericolo e spesso iniziano in maniera inaspettata, compaiono all’improvviso e raggiungono l’apice in dieci minuti o meno.
A volte l’attacco di panico e associato a particolari situazioni, per esempio compare quando si sta inluoghi chiusi (come ascensore o aerei ecc.), o viceversa quando si è in luoghi aperti dove sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi (piazza affollate, centri commerciali ecc.), altre volte è associato a situazioni specifiche come esami o interrogazioni, la guida ecc.
Questo significa che quando abbiamo vissuto almeno una volta le sensazioni di paura e angoscia associate ad alcuni dei sintomi fisici sopra descritti, si comincia a creare la paura dell’attacco di panico ( per usare un gioco di parole “il panico per l’attacco di panico”).
Più semplicemente dopo il primo attacco si comincia ad aver paura che in maniera inaspettata e fuori controllo oppure in presenza di situazioni specifiche, compaiano tutte queste manifestazioni, con una inevitabile sensazione di imbarazzo e vergogna. Può così iniziare un circolo vizioso in cui per sfuggire il fastidio e la vergogna comincio a ritirarmi e a evitare tutte quelle situazioni cariche di ansia. Alla lunga può venire compromessa la qualità della mia vita (per paura di avere un attacco, per esempio, non prendo più la macchina, non vado più a fare la spesa ecc.).
In tutti questi casi, è possibile che le prime uscite anti-panicoche si varcano, siano costituite dal chiedere un aiuto a persone care. Se da un lato però, la presenza di un caro amico, tranquillizza e permette di avere un po’ di coraggio nell’affrontare ciò che fa paura, dall’altro crea dipendenza e restrizione della propria libertà individuale. Un’uscita di sicurezza che invece può davvero rappresentare un occasione di “uscita dal panico”, consiste nelnon evitare il proprio disagio ma cercare di capire cosa ci sta comunicando.
A volte infatti il panico può essere la reazione più immediata ad un periodo prolungato di fatica psicologica e di stress (paradossalmente proprio grazie all’attacco di panico ci fermiamo!); oppure può essere conseguenza di un evento traumatico (che non è detto sia per forza associato alla comparsa dei primi sintomi); oppure la conseguenza di particolari eventi che mettono in discussione il nostro modo di essere (come per esempio l’essere lasciati!!).
In ognuno di questi casi quello che ferisce di più è il sentire di perdere il controllo su noi stessi, come se ad un certo punto perdessimo le redini della nostra vita.
L’uscita anti-panico, consiste dunque, nel cercare di “non combattere” il panico, come se fosse un nemico straniero da distruggere, e nell’allearsi con esso per comprendere di cosa sia il campanello d’allarme. Un tale atteggiamento di accoglienza, coraggio e apertura può essere il punto di partenza per avere un maggiore ascolto e quindi cura verso noi stessi!
A cura della Dott.ssa M.C. Bivona