Oramai sono passati due anni da quando siamo stati inondati da un fenomeno globale devastante, una malattia, spesso mortale, che si diffonde nell’aria. Ci stiamo sempre di più adattando o “arrendendo” alla prima, seconda, terza, quarta ondata e così via……
La facilità di trasmissione, il cui senso è racchiuso nell’espressione: “altamente contagiosa” è sicuramente l’aspetto più devastante del Covid-19. La contagiosità, infatti, ha fortemente influenzato la nostra vita, e a farne le spese sono stati soprattutto i più giovani.
In particolare, nei centri deputati all’accoglienza e gestione dei disagi mentali delle giovani generazioni, si assiste ad un aumento dei casi di depressione, ansia, aggressività, autolesionismo, ritiro sociale, tentato suicidio ecc., proprio tra la popolazione più giovane.
Il Coronavirus, infatti, sta disorientando gli adolescenti con effetti deleteri nel loro sviluppo, in particolar modo perché sta creando un effetto limbo ossia sempre più zone di incertezza, sospensione e impotenza, che fortemente destabilizzano il giovane, già turbato da forti ambivalenze e conflitti (sia interiori che esteriori).
Ma quali sono i fattori che stanno contribuendo ad aumentare il disagio tra i giovani, vediamo alcuni:
- I messaggi contrastanti sulla gestione della pandemia, lasciano un senso di incertezza e impotenza. Siamo sempre più interconnessi e nonostante gli sforzi personali, serve l’impegno di tutti per uscirne.
- L’isolamento, la chiusura dovuta alla quarantena lascia i giovani in condizione di deprivazione soprattutto affettiva, sociale, ricreativa che “negli anni più belli della nostra vita”, lascia amareggiati e scoraggiati.
- La didattica a distanza. La scuola è il contesto di crescita e sviluppo per il giovane e non poter recuperare gli aspetti di scambio, condivisione e di comunità insiti nell’istituzioni scolastiche, li rendi ancora più aggressivi e incapaci di stare nelle regole, quindi più irritabili e incompresi.
- Il rischio del contagio sempre in agguato, con la paura di contagiare le persone care più anziane, ingrandisce il senso si ansia, colpa e impotenza, aumentando il rischio del ritiro sociale, perditore di molte patologie psichiatriche in età evolutiva.
- L’uso quasi sempre più esclusivo delle tecnologie per socializzare, sta falsando la qualità della rete sociale di supporto, dietro maschere virtuali, tutto si fa meno serio, più superficiale, più “mordi e fuggi”.
Quali possono essere i punti cardinali di una bussola che aiuti i giovani ad orientarsi in questo mare di confusione e stress:
- Non vergognarsi delle proprie emozioni, ma anzi verbalizzarle, esprimerle come segno, non di debolezza, ma di forza e responsabilità.
- Coltivare un hobby che permetta di prendersi cura della propria creatività e di quello che rende felici.
- Stare attenti alla rabbia, che se repressa può portare ad auto o etero aggressività, per cui chiedersi sempre quale emozione primaria si cela dietro alla rabbia (solitudine, tristezza, impotenza, ansia ecc.).
- Cerare gruppi di apprendimento tra pari, al fine di combattere la frustrazione e la solitudine insita nella didattica a distanza, poiché lo scambio tra coetanei accorcia le distanze, dissolve l’alienazione e stimola l’apprendimento.
Un ruolo importante in tutto ciò è rivestito dai genitori e insegnati che in questo periodo ancora di più devono osservare, comprendere e non giudicare le giovani generazioni che vivono un forte stato di disagio, al fine di essere quel porto sicuro a cui approdare in piena tempesta!
A cura della dott.ssa Maria Cristina Bivona