La maternità è sicuramente un’esperienza grandiosa nella vita di una donna, non tutti vogliono o possono viverla, ma non c’è dubbio: l’esperienza della genitorialità, per chi le vive, è descritta come qualcosa di straordinario e unico.
Ma è tutto così bello e positivo? Dalla mia pratica clinica ho avuto modo di accogliere e supportare il lato più oscuro della maternità e della paternità, non mi riferisco per forza alla depressione post partum o al transitorio stato melanconico del baby blues, mi riferisco ai sentimenti di ambivalenza presenti nella genitorialità.
Dare la vita ad una persona è da sempre un evento carico di gioia e positività e questo mandato sociale a volte non legittimizza sentimenti più forti come la paura, la solitudine, lo sconforto e la fatica.
Noi donne già dalla gravidanza capiamo che il viaggio non sarà semplice e in discesa, la gravidanza anche quella più fisiologica, porta con sé dei grandi cambiamenti e fatiche, le nausee, il mancato sonno, il corpo che si trasforma ecc. Il parto poi se da un lato fa sperimentare la potenza del nostro corpo, da un altro è un evento atroce e a volte traumatico.
Quando poi immaginiamo che con il bambino in braccio sarà tutto finito, ci rendiamo conto che la vera fatica inizia da qui!!
Ma perché allora è diventato così difficile e faticoso essere madri e padri, in generale diventare genitore?
1. Le madri di oggi sono più emancipate, libere, meno rigide e di conseguenza più in contatto con i propri limiti e meno disposte ad accettare in maniera cieca la sofferenza, la rinuncia e il sacrificio; si sacrificano ma questo ha un costo
2. Sui padri di oggi pendono maggiori aspettative, oltre a dover ricoprire un ruolo decisivo al livello sociale e lavorativo, su di loro pesa anche la responsabilità di essere per lo più soli nel supportare le mamme con i propri figli;
3. I nonni di oggi sono disponibili ma non totalmente come in passato, non ci scordiamo che sono genitori che a loro volta o continuano a lavorare quando diventano nonni o si vogliano godere il meritato pensionamento (i nonni di un tempo non hanno lavorato da genitori e quindi neanche da nonni)
4. I figli di oggi sono essenzialmente più amati, nel senso che arrivano quando si è davvero pronti, dopo che si sono realizzati molti progetti (lavoro, casa, stabilità affettiva ed economica); quando arriva un figlio, si potrebbe essere spinti a fare tutto al meglio, al “dover essere madri o padri perfetti che crescono figli perfetti”
5. La società di oggi è meno inclusiva, è venuto meno il detto che cita: “per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”, espressione di un profondo senso di comunità e condivisione che prima accompagnava la genitorialità, oggi si è più connessi ma solo virtualmente e “per crescere figli sono necessarie braccia non social app”.
Nonostante tutti questi cambiamenti e fatiche che aumentano e si complicano con il crescere dei figli, generare una nuova vita è un’esperienza potente ed istruttiva che regala a chi la vive un profondo significato esistenziale, e questo spiega perché nonostante tutto e sicuramente meno rispetto a prima, il “mestiere più difficile del mondo”, resta comunque sempre molto desiderato e amato!