L’adolescenza sembra essere un periodo misterioso dove i ragazzi vivono cambiamenti tumultuosi, sensazioni forti e a volte destabilizzanti; i genitori sono alla costante ricerca del loro “bambino perduto”, non più bisognoso di loro e non più così prevedibile!
Allora non di rado capita che in questo periodo si crei una allontanamento tra genitori e figli, che a volte può compromettere davvero la relazione, altre può essere un momento di impasse che se superato, fortifica il rapporto.
Ma cerchiamo di far chiarezza su questa crisi adolescenziale per capire di più cos’è e come superarla.
Prima di tutto durante l’adolescenza ogni individuo sta cercando di costruire la propria identità, affrontando diversi compiti evolutivi, ossia sfide esistenziali, in poche parole sta cercando di:
1- Distaccarsi dalle figure genitoriali, emancipandosi dal bisogno di essere amato incondizionatamente da loro: “voglio essere approvato e considerato positivamente anche dai miei amici (non solo da mamma e papà)”.
2- Accettare tutti i cambiamenti che stanno avvenendo, sia al livello fisico che emotivo e relazionale: “non sono più un bambino”!
3- Padroneggiare nuovi processi cognitivi: “sono in grado di passare da un pensiero concreto a una più logico e deduttivo, che figo”!
4- Instaurare nuove relazioni con i coetanei: “sento che ho bisogno di appartenenza a qualcosa e/o a qualcuno”.
5- Costruirsi un proprio modello etico e valoriale: “comincio a costruire dentro di me ‘ciò che è giusto o sbagliato’”.
Questi compiti evolutivi vengono vissuti da alcuni in modo continuo e non critico, in altri invece si assiste ad una crescita tumultuosa con il rischio di sconfinare nella patologia. Dunque è importante saper distinguere una situazione patologica, da una crisi adolescenziale transitoria.
In poche parole gli atteggiamenti tipici della crisi adolescenziale (non patologici) in cui la maggior parte degli adolescenti possono riconoscersi sono:
a) Bassa autostima;
b) Aumento del narcisismo;
c) Sentimenti di inferiorità, senso di colpa, vergogna;
d) Ansia;
e) Atteggiamenti oppositivi e di ribellione alternati a dipendenza;
f) Impulsività;
g) Atteggiamenti di sfida;
h) Difficoltà a tollerare l’attesa e la frustrazione;
i) Contraddittorietà;
l) Cambiamenti umorali.
Altri comportamenti che mettono più a rischio la salute e che se non tempestivamente arginati, possono portare a sviluppare psicopatologie in età adulta sono:
a) Fughe da casa
b) Guida pericolosa
c) Abuso di alcool, tabacco e droghe
d) Atti di criminalità
e) Promiscuità sessuale
f) Cattive abitudini alimentari
g) Azioni che possono ledere l’incolumità propria o degli altri.
Questi comportamenti disfunzionali possono in età adulta sviluppare vere e proprie patologie se:
1- Durano nel tempo, ossia non sono transitori.
2- Si presentano in più ambiti della persona, per esempio famiglia, scuola, amicizie ecc.
3- Sono concomitanti ad eventi di vita stressanti per esempio lutti, divorzi ecc.
E’ importante comunque precisare che i comportamenti a rischio come quelli non a rischio sono frequenti nell’adolescenza, poiché entrambi permettono all’adolescente di costruire la propria identità e di definire le proprie relazioni sociali.
L’adulto può aiutare l’adolescente a comprendere la funzione che svolgono i comportamenti a rischio, affinché possa raggiungere gli stessi obiettivi, senza mettere a repentaglio il proprio benessere.
In poche parole, non ha un granché senso parlare di normalità o patologia in adolescenza, poiché l’adolescente può oscillare lungo un continuum, tra comportamenti funzionali e/o disfunzionali. Compito dell’adulto è quello di supportalo in questo percorso di crescita psicologica, aiutandolo ad apprendere in maniera più realista dalla propria esperienza, e a diventare ciò che realmente desidera essere.
A cura della Dott.ssa M.C. Bivona