Fin da piccoli sentiamo la necessità di interagire con gli altri e fin da piccoli il gruppo sociale funziona da conferma del nostro valore e della nostra amabilità: “se vengo considerato, ricercato e giudicato positivamente, vuol dire che sono una persona amabile e degna di valore”.
All’opposto quando il giudizio altrui è negativo, sentiamo la nostra autostima minata e non di rado il giudizio dell’altro diventa più importante del nostro su noi stessi.
Alcune volte quando veniamo criticati continuamente, soprattutto dai nostri genitori, poiché non corrispondiamo alle loro aspettative, possiamo convincerci di essere inadeguati e sbagliati, tanto da vivere un forte stato di ansia quando si è in relazione con gli altri o addirittura una vera e propriafobia sociale.
La fobia sociale è un disagio psicologico che rientra tra i disturbi d’ansia, è caratterizzato dalla paura marcata e persistente nei confronti di quelle situazioni sociali o prestazioni, nelle quali si è esposti al possibile giudizio altrui.
Per fare degli esempi, colui che soffre di fobia sociale può:
a) temere di parlare, scrivere, mangiare o bere in gruppo, in pubblico, con persone che rappresentano l’autorità,
b) evitare situazioni dove sa che verrà valutato, come esami all’università, test, colloqui di lavoro ecc.
Le situazioni temute, generando ansia sotto forma sia di tremori, sudorazioni, arrossamenti del viso ecc., che di un vero e proprio attacco di panico, sono generalmente evitate o sopportante con elevato stress e disagio.
In tutte queste situazioni la paura più grande è che, durante la prestazione e di fronte a persone sconosciute e/o autorevoli, gli altri si accorgano dello stato di ansia tanto da giudicare chi ne soffre, come una persona ansiosa, debole, “pazza”, insicura.
Spesso e volentieri un individuo può avere una forte ansia del giudizio altrui, senza per questo soffrire di un disagio vero e proprio.
In questi casi, avere delle relazioni, farsi degli amici diventa difficile e faticoso, tanto che spesso si è soli oppure quando si è in compagnia, si cerca di aderire alle aspettative degli altri per una loro approvazione, con un maggiore senso di imbarazzo e insicurezza.
IL PUNTO CENTRALE
Il giudicare, avere sempre un opinione su come sia giusto o meno comportarsi, su ciò che si deve o non si deve fare, è spesso molto semplice. Alle volte però, rischiamo di essere molto taglienti e disprezzanti sia nei confronti degli altri che di noi stessi. Diventa infatti difficile accettare l’altro per quello che è, lo si critica, lo si vuole cambiare, e spesso lo stesso trattamento lo abbiamo nei confronti di noi stessi.
Viene davvero difficile provare a dare rispetto e valore alle esperienze di una persona, e provare a criticare il comportamento e non la persona?
E già, poiché c’è una grande differenza tra comunicare all’altro la propria disapprovazione per determinati comportamenti piuttosto che giudicarlo incapace, sbagliato, inadatto ecc.
In rischio di tutto ciò può essere che alla lunga perdiamo la fiducia nei confronti dell’altro, ci ritiriamo dalle relazioni, stiamo sempre più soli o in mezzo alla gente con forti sentimenti di diffidenza e cinismo.
LA SOLUZIONE
In questi casi, per poter riacquistare la fiducia negli altri e in se stessi, risulta di fondamentale importanza la possibilità di vivere relazioni dove non ci sentiamo giudicati, dove si è liberi di esprimere se stessi, anche nella diversità di opinioni e dove ogni nostra esperienza acquista valore perché nostra.
A cura della dott.ssa Maria Cristina Bivona