Nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare è fondamentale la collaborazione tra figure professionali differenti, poiché le possibili vie d’intervento, che non si escludono a vicenda, potrebbero essere:
– la psicoterapia
– il supporto farmacologico
– il supporto dietologico
– il ricovero
– il sostegno alla famiglia
Questi possibili percorsi di presa in carico variano in base alla gravità psicopatologica.
Il trattamento psicoterapeutico dei disturbi del comportamento alimentare presentano una difficoltà iniziale data dalla bassa motivazione al cambiamento. Infatti, spesso queste persone, per lo più adolescenti portati dallo psicologo da genitori preoccupati, pur riconoscendo in parte di stare male, non sentono il loro comportamento problematico e di conseguenza, non sono convinti di voler cambiare.
Risulta in questo caso fondamentale creare una relazione basata sull‘assenza di giudizi e consigli e su un ascolto empatico, in grado di stimolare consapevolezza rispetto al loro malessere e di promuovere la motivazione al cambiamento del comportamento disfunzionale.
Nelle fasi iniziali è fondamentale aiutare queste persone ad ammorbidire l’idea che hanno di loro stesse come persone che:
• Non devono mai chiedere aiuto
• Non possono mai sbagliare
• Devono essere sempre disponibile e non deludere gli altri
• Devono sempre capire i bisogni degli altri e soddisfarli.
In quanto: solo se faranno tutto questo, “si guadagneranno il diritto di essere amate”.
In un tale contesto emotivo e psicologico, dove vige l’idea che “risolvere i problemi è solo questione di volontà”, all’inizio è terapeutico che queste persone:
a) si sentano prese in considerazione e viste non tanto per come sono, ma per quello che provano.
b) vengano aiutate ad esplorare tutte quelle parti di sé che in genere sono lasciate da parte, perché l’attenzione di tutti è sul rapporto con il cibo.
c) non si sentano pressate e costrette a cambiare il loro modo di alimentarsi e che quindi sentano il rispetto dei loro tempi.
d) possano legittimare le loro paure e difficoltà, perché: “la paura è un sentimento comune a tutti ed è logico e normale sentirsi spaventati davanti a un cambiamento”.
e) sentano la possibilità che gli aspetti positivi e negativi coesistano.
In poche parole, queste persone sperimentano il coraggio di cambiare, nonostante la paura, quando vivono una relazione in cui il terapeuta, astenendosi dal dare giudizi, trasmette l’idea che l’altro gli va bene così com’è e che si rende conto che l’altro ha sicuramente dei motivi validi per essere così come si presenta.
A partire da ciò si può aiutare la persona a comprendere la funzione che il disturbo alimentare ha svolto nella propria storia personale e familiare, e promuovere nuove forme di autoregolazione e autoconsolazione.
Infatti il disturbo alimentare è un efficacissimo mezzo per non entrare in contatto con la sofferenza di non sentirsi amati per quello che si è: digiunare intorpidisce, abbuffarsi calma, vomitare procura sollievo.
Un intervento psicoterapeutico per essere davvero efficace dovrebbe promuovere la dolorosa presa di coscienza di non essersi sentiti mai amati e visti per quello che realmente si è, e a partire da ciò, dovrebbe legittimare tale bisogno aldilà del perfezionismo e delle aspettative altrui, aiutando a trovare altre modalità per “coccolarsi e consolarsi” da tale sofferenza.
A cura della Dott.ssa M.C. Bivona