I disturbi del comportamento alimentare (D.C.A.) sono disagi complessi, caratterizzati da un alterato rapporto con il cibo e con il proprio corpo. La persona usa il cibo e il controllo del peso, per affrontare e risolvere problemi o difficoltà che non hanno nulla a che vedere con il cibo o il peso. Utilizzano una soluzione esteriore per un problema interno.
I DCA spesso insorgono in adolescenza, sono più frequenti tra le ragazze e vengono suddivisi in:
1) Anoressia Nevosa: paura ad acquistare peso, che si manifesta con la tendenza a tenerlo costantemente al di sotto del minimo normale per età e statura. Assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi (amenorrea). Può presentarsi con o senza abbuffate e condotte di eliminazione (ossia vomito autoindotto o eccessivo uso di lassativi).
2) Bulimia Nervosa: ricorrenti abbuffate (assunzione di cibo eccessivo in un lasso di tempo ristretto) seguite da comportamenti compensatori volti a prevenire l’aumento del peso (per es. vomito autoindotto, lassativi e/o digiuno, esercizio fisico eccessivo ecc.).
3) Binge Eating: il disturbo da alimentazione incontrollata è molto simile alla bulimia in quanto ad assunzione smoderata di cibo in poco tempo, ma le abbuffate non sono seguite da comportamenti volti a contenere l’aumento del peso.
Fino a qui abbiamo proceduto per distinzione, ma è importante sottolineare come questi disturbi spesso evolvono intersecandosi tra di loro. Infatti, non è raro che una persona anoressica evolva in senso bulimico, oppure a volte una persona che soffre di bulimia nervosa, in passato ha sofferto di un disturbo anoressico ecc. Comportamenti anoressici e bulimici si combinano e susseguono gli uni agli altri.
Le cause alla base di tali disturbi sono difficili da individuare, ma si posso individuare alcuni fattori, in particolare psicologici efamiliari che, già presenti prima dell’insorgere del disturbo alimentare, sono frequenti in chi soffre di una problematica collegata al cibo. Tale classificazione ha lo scopo di aiutare chi soffre di questo disturbo, non tanto a sentirsi incasellato dentro uno schema rigido, ma piuttosto ad aumentare la consapevolezza di un disagio che va affrontato.
Per quanto riguarda i fattori psicologici, le persone che sviluppano un DCA hanno tratti del carattere comuni tipo:
1) Si ricerca in maniera continua, costante e pervasiva il perfezionismo: “devo cercare di migliorarmi costantemente in tutto quello che faccio”.
2) Pensiero tutto-o-nulla: “tutte le cose sono bianche o nere, non esistono mezze misura”.
3) Distorsione nella percezione del proprio corpo: “sono proprio convinta che il mio corpo o parti di esso sono molto grosse”.
4) Difficoltà a controllare gli impulsi: “non ho posso fare a meno di abbuffarmi o di fare digiuni, è più forte di me”.
5) Il cibo diventa un banco di prova delle proprie capacità: “se perdo peso, sarò felice, nella mia vita accadranno solo cose belle e sarò accettata dagli altri”.
6) Ricerca costante dell’approvazione dell’altro: “io valgo nella misura in cui sono gli altri a riconoscermelo, mi piace soddisfare le aspettative degli altri anche se ho timore di non riuscirci”.
Per quanto riguarda i fattori familiari, le persone che sviluppano un DCA hanno sistemi familiari caratterizzati da:
1) Presenza di genitori iperprotettivi: “anticipano la soddisfazione dei bisogni del bambino tanto da rendergli difficile, alla lunga, capire cosa provano e vogliano, e come poter da soli soddisfare i loro bisogni”.
2) Invischiamento e assenza di confini: “non è mai avvenuto il taglio del cordone ombelicale, tutti dobbiamo andare d’accordo e pensarla allo stesso modo, perché ciò è indice che ci vogliamo bene”.
3) L’amore dipende dal comportamento della bambina: “solo se corrisponde alle aspettative dei genitori allora la bambina viene vista, apprezzata e riconosciuta”.
4) Ricerca costantemente un immagine di perfezione: “l’importante è preservare l’immagine della famiglia perfetta, senza mai far trasparire ciò che realmente accade”.
Fino a qui è emersa una rappresentazione del complesso universo affettivo e relazionale delle persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione, che però non vuole ridurre la complessità e unicità della sofferenza dell’animo umano. Rimandiamo alla seconda parte, la descrizione dellelinee guida per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare.
A cura della Dott.ssa M.C. Bivona
Essere la madre di una ragazza anoressica è forse l’evento peggiore che possa esserci per una mamma. La gestione è difficile e ti senti devastata nell’anima e nel corpo! È fondamentale, ma davvero difficile, accettare questo stato di cose per poter agire nel miglior modo possibile, lo sconforto peggiora la situazione. Bisogna documentarsi e cominciare a ragionare come loro per poter contrastare con astuzia questa malattia così subdola e pericolosa. È dura davvero, cambia la vita di tutti i componenti della famiglia ma, con tanto amore e dedizione, ad un certo punto vedi la luce in fondo al tunnel. Noi cominciamo a vederla, sono distrutta ma per l’amore verso mia figlia non mollo! Mamme tutte non mollate ❤️
Cara Michela
prima di tutto grazie mille per la tua preziosa condivisione. Essere genitore è complicato e lo è ancora quando vediamo i nostri figli soffrire. Possiamo vivere sentimenti di angoscia e impotenza, quando non riusciamo a capire cosa sta succedendo e non riusciamo ad aiutarli. Mi hanno molto colpito le tue parole e il tuo coraggio, la chiave per entrare dentro i meandri di questo disturbo è proprio l’accettazione e la comprensione.
Auguro anche a te e alla tua famiglia di tenere duro e non mollare!! Hai tutta la mia comprensione e supporto.
In bocca al lupo
Maria Cristina Bivona